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22 dicembre 2002
 
Spirito di contraddizione (aneddoto della provincia pisana)

Negli anni '30 il lavoro nelle cave di pietra era uno dei più duri e pericolosi. I "cavaioli" aprivano a forza dei braccia dei tunnel alla base delle pareti rocciose, li riempivano d'esplosivo e facevano brillare le mine con una semplice miccia. Dopo si trattava di ridurre in frantumi la pietra con la mazza, ammucchiare con la pala la ghiaia ottenuta ed infine caricarla su carri e "navicelli" fluviali per il traporto.
Il salario era appena sufficiente per la sopravvivenza delle famiglie ed ogni volta che una mina scoppiava in anticipo la lista delle vedove si allungava. Naturalmente tra i lavoratori c'erano anarchici, socialisti o semplici bastian-contrari che, nonostante si fosse in pieno regime fascista, non nascondevano le loro idee e rischiavano grosso: chi perdeva il lavoro trovava la fame.

La cava di questa storiella apparteneva proprio ad un pezzo grosso della locale Casa del Fascio. Il semi-gerarca aveva cercato più volte motivi plausibili per licenziare un cavatore flemmatico, strafottente e probabilmente "rosso" che vedeva come il fumo negli occhi. Infine decise di cacciarlo, punto e basta. Una mattina si parò davanti al malcapitato e con voce stentorea gli ingiunse: "Sei licenziato! Mettiti la pala in spalla e vattene!"
"E se la volessi strasci'a' ?" rispose imperturbabile l'altro. Quindi attraversò tutto il vasto piazzale della cava trascinando con indolenza la pala tra i sassi.

DLENG DEDEDLENG DLENG DEDEDLENG dleng dleng ....




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